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> Il Linguaggio. Il Significato Delle Parole, Discussione trascendentale?
NvO
messaggio 27 Apr 2007 - 14:49
Messaggio #1


sciuscià
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Gruppo: Utente
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prendo spunto da un estemporaneo scambio di opinioni nell'ambito di una discussione sull'appartenenza politica per aprire un topic su un tema a me caro, approfittando, peraltro, dell'occasione, per ripulire il thread d'origine dai numerosi off topic.

omicron ha sollevato una questione circa l'uso, a suo dire, improprio, del termine

trascendentale

facendomi notare come il VERO significato di quel termine fosse in realtà un altro.

di seguito riporto lo scambio di opinioni sull'argomento.


il tema, dicevo, mi è particolarmente caro. mi capita spesso, infatti, di provare un vero e proprio senso di irritazione quando sento utilizzara da altri un termine in modo improprio, o scorretto. "le parole hanno un significato!" - dico, il più delle volte tra me e me - "ed andrebbero utilizzate con maggior cura!"
ora, il rilievo mossomi da omicron è esattamente dello stesso tenore. la mia reazione istintiva in questo caso, tuttavia, è stata quella di sentirmi come offeso. e non solo per il fare di superiorità ed il modo irritante con cui la critica era stata sollevata. mi sono sentito ingiustamente attaccato perché ero convinto di avere ragione.

la questione, tuttavia, mi ha fatto riflettere. si parla di una materia, il linguaggio, per sua natura soggetta a continua evoluzione. quando, dunque, possiamo affermare che un termine viene usato in maniere impropria o scorretta? qual è il limite? ciò che consente di discriminare l'errore dall' evoluzione fisiologica?
quali sono i criteri che ci possono aiutare?

qual è il momento in cui la nuova accezione di un termine si cristallizza e si verifica il passaggio dallo stato patologico a quello fisiologico?

è sufficiente che si evolva la sensibilità sociale o è necessario un pubblico riconoscimento, un certificato di "correttezza" come l'ingresso, ad esempio, in un vocabolario della lingua (italiana ma anche francese, o spagnola o quello che volete voi)?
quanto contano il contesto in cui un termine viene utilizzato o, parallelamente, ma da altro punto di vista, la consapevolezza di fare ricorso ad una accezione impropria di un dato termine?


quello che ho tentato di sintetizzare (con fatica, per la verità, la questione è piuttosto complessa) rappresenta solo uno dei profili di un tema molto più vasto. la mia intenzione, in definitiva, sarebbe quella di raccogliere, in queso thread, varie considerazione che abbiano ad oggetto il linguaggio... vediamo se salta fuori qualcosa!




p.s.: la tecnica che sto usando per ricostruire la discussione è piuttosto casereccia... spero che si capisca qualcosa

ecco, dunque, l'episodio che ha dato vita a questo topic:



CITAZIONE (Omicron³ @ 28 Apr 2007 - 00:01) *
CITAZIONE (NvO)

nulla di trascendentale.


dio mio, dio, dio dio dio dio dio...

se non conosci le parole non usarle.
trascendete e trascendentale sono due cose dannatamente diverse... dannatamente per l'amor del cielo...

"il cielo stellato sopra di me" si sta rivoltando nella tomba!!


Messaggio modificato da NvO il 29 Apr 2007 - 14:57
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