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> Governo Berlusconi Vol.3, totoministri, speranze, terrori
Barone
messaggio 28 Jul 2010 - 11:17
Messaggio #1776


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dagli fuoco..
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FedeTv
messaggio 28 Jul 2010 - 12:31
Messaggio #1777


Barbagian
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CITAZIONE
dagli fuoco..


Oddio tremo quasi..Chissà come farò, dopo tutti questi anni spesi a studiare diritto e criminologia e a frequentare aule di tribunale ad obiettare ad un altro paio di link sinistrorsi così evidentemente tendenziosi che solo delle povere vittime con uno spirito critico degno di un attaccapanni non sono in grado di notarlo.

Come farò ad obiettare a chi mi dice che il numero dei crimini degli italiani è maggiore di quello degli stranieri?
Da dove comincio a spiegare loro che esistono le percentuali relative ed assolute??
Oddio panico panico..

Mi tocca proprio ritirarmi da questa disputa così produttiva ed intellettualmente elevata.

Anche perchè ad un simile lavaggio di cervello non c'è soluzione.

Messaggio modificato da FedeTv il 28 Jul 2010 - 12:33
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Barone
messaggio 29 Jul 2010 - 08:57
Messaggio #1778


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Brasil
messaggio 30 Jul 2010 - 11:01
Messaggio #1779


Pòch ad bòn
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Da "La Repubblica" (LINK):
CITAZIONE
L'ora della libertà

La costruzione politica e mitologica del più grande partito italiano è andata in pezzi. La legalità è come una bomba nel mondo chiuso del Cavaliere. Fini ha scelto il terreno più proficuo per mettere psicologicamente e moralmente in minoranza la sua potenza, dimostrando la solitudine dei numeri e la debolezza dei muscoli

L'IRRUZIONE della legalità ha dunque fatto saltare per aria il Pdl, mettendo fine alla costruzione politica e mitologica del più grande partito italiano nella forma che avevamo fin qui conosciuto, come l'incontro tra due storie, due organizzazioni e due leader in un unico orizzonte che riassumeva in sé tutta la destra italiana, il suo passato, il suo futuro e l'eterno presente berlusconiano.

Tutto questo è andato in pezzi, perché la legalità è come una bomba nel mondo chiuso del Cavaliere, dove vigono piuttosto la protezione della setta, l'omertà del clan, il vincolo di servitù reciproca di chi conosce le colpe individuali e il destino comune di ricattabilità perpetua. Trasformando la legalità in politica, Fini ha scelto il terreno più proficuo per mettere psicologicamente e moralmente in minoranza la potenza del premier, dimostrando la solitudine dei numeri e la debolezza dei muscoli. In più, si è posizionato su un terreno elettoralmente e mediaticamente redditizio, dove può nascere una cultura di destra-centro che provi per la prima volta a parlare insieme di ordine e di regole, di moralità e di Costituzione.

Il rispetto delle istituzioni, la fedeltà alla Carta sono infatti l'altro grande fattore di rottura. Dalla semplice, ma insistita regolarità costituzionale con cui il presidente della Camera ha interpretato il suo ruolo e con cui ha segnato ogni suo intervento è nata una cultura politica che è rapidamente e inevitabilmente diventata antagonista rispetto al populismo berlusconiano, alla continua forzatura istituzionale, al primato della costituzione materiale basata su una concezione sovraordinata della leadership "unta" dal consenso popolare, e dunque suprema, libera da ogni separazione e bilanciamento dei poteri.

Sono queste due culture - una tutta prassi, imperio e comando, l'altra alla ricerca di uno spazio costituzionale, europeo e occidentale anche a destra - che non potevano più convivere. Disegnato il perimetro di una nuova destra-centro, Fini si è fermato ad aspettare l'inevitabile, che doveva accadere ed è accaduto. Preannunciato dal pestaggio mediatico sui giornali di famiglia e di altre famiglie asservite, un pestaggio con cui il Cavaliere annuncia sempre il suo arrivo in zona di guerra, ieri si è giunti di fatto all'espulsione, parola che non viene pronunciata nel documento del Pdl solo per un finto pudore di vocabolario, e perché ricorda troppo da vicino la pratica autoritaria del "centralismo democratico" comunista, che anche in Italia non tollerava il dissenso e cacciava i dissidenti.

È un pudore inutile, per due ragioni. La prima è che gli intellettuali e i giornali cosiddetti liberali in Italia sono strabici, e in questi anni sono riusciti a tollerare ogni sorta di sopruso ad personam: dunque ingoieranno questa repressione autoritaria del dissenso senza nemmeno ricordare quel che dicevano quando la minoranza del Manifesto fu cacciata dal Pci. La seconda ragione, è che il documento politico parla comunque chiaro, anzi chiarissimo, per oggi e per domani, fino alla parole con cui il premier rivuole indietro la presidenza della Camera, come se le istituzioni fossero cosa sua. Nessuna distinzione ideale, culturale, politica, organizzativa e soprattutto morale - dice quel testo - è possibile nel cerchio magico del berlusconismo, che giudica automaticamente "incompatibile" chi non la pensa come il leader, senza nemmeno rendersi conto dell'enormità illiberale di questa scelta. L'unica cosa che conta è l'invulnerabilità politica del Capo, anzi la sua intangibilità, nel culto sacrale dei sottoposti. Nella sua debolezza patente, spacciata per prova di forza, il Cavaliere pensa che una volta cacciato Fini il cerchio del potere tornerà a chiudersi su di lui virtuosamente come accade da quindici anni, cingendogli il capo davanti alla nazione prona e riconoscente.

Purtroppo per Berlusconi, le cose non stanno così. Questi ultimi tre mesi dimostrano che i numeri dei dissidenti sono sufficienti già oggi per farlo ballare a piacimento alla Camera, e domani al Senato. Fini ha già detto che non vuole ribaltare la maggioranza, dunque tecnicamente terrà in mano la sorte del governo ogni giorno, acquistando un rilievo evidente come attore politico e non solo come soggetto istituzionale. Ogni volta che vorrà, manderà a bagno il Cavaliere, nelle acque per lui meno salutari: la legalità, la moralità, la libertà d'informazione, l'economia, il federalismo e inevitabilmente il sistema televisivo, con il controllo totale della Rai da parte del padrone di Mediaset.

Tutto ciò, naturalmente, a condizione che il presidente della Camera sappia far politica da solo, in mare aperto, reggendo alle bastonature quotidiane che la fabbrica familiare del fango berlusconiana (sempre aperta) infliggerà a comando: con il risultato inevitabile di portare al pettine politico e parlamentare quanto prima la vergogna e la dismisura del conflitto di interessi, con buona pace dei liberali che da anni fingono di dimenticarlo. Ma Fini ha un obbligo in più: non può fermarsi, come tocca alle formazioni corsare, deve andare avanti, tessendo una politica e una cultura che se restano fedeli alla Costituzione possono essere utili alla repubblica. Vedremo se saprà farlo.

Già oggi, nel giorno dell'espulsione, due risultati politici sono chiari: il primo è il destino della legge bavaglio, sintesi delle pulsioni illiberali del premier - contro la legalità, contro l'informazione, contro un'opinione pubblica consapevole - e ormai apertamente disconosciuta dal suo autore: "Avevamo fatto un bel cavallo - ha ammesso il Cavaliere - ci ritroviamo un ippopotamo". Il fatto è che quel cavallo serviva al leader e ai suoi uomini di vertice per scappare alla vergogna degli scandali che li inseguono, a suon di intercettazioni legali, ed è stato fermato in piena corsa dalla protesta dei cittadini, dei movimenti, dell'opposizione parlamentare, di questo giornale, ma anche dalla tenuta dell'asse istituzionale tra Fini e Napolitano. Il secondo risultato politico è una conseguenza: la rete larga di opinione, di istituzioni e di politica che ha detto no al sopruso berlusconiano rende di fatto impossibile il ricorso da parte del Cavaliere all'arma fine di mondo, le elezioni anticipate.

Indebolito nel presente, bloccato nel futuro, il premier vede andare in frantumi anche l'epopea eroica con cui racconta il suo passato. Ciò che viene meno dopo la rottura con Fini è infatti lo stesso mito fondativo, l'epica primordiale dell'uomo che con l'alito creatore dà vita alla destra, indicandole nello stesso tempo il frutto proibito del dissenso, mentre ammonisce terribile e paterno: "Non avrai altro dio all'infuori di me". Da oggi, il creatore del Pdl torna ad essere una creatura politica come le altre, mentre anche a destra comincia finalmente la stagione inedita del politeismo, che porterà per forza al rifiuto del vitello d'oro: è solo questione di tempo.

L'unica soddisfazione, misera, è per l'istinto padronale di Berlusconi, che non misura la partita in termini di politica, ma di comando. Il Capo è appunto un uomo solo al comando, circondato dai Verdini, i Dell'Utri e i Brancher, che gli devono tutto e a cui lui deve di più, come dimostra l'intreccio esoso delle servitù incrociate, all'ombra degli scandali che circondano il fortino in cui è rinchiuso il governo, senza politica. L'unica politica, l'unico collante, l'unica ragione per rimanere in piedi è ormai il federalismo, un'ideologia altrui, che Berlusconi accetta per placare Bossi: inquieto ogni volta che deve spiegare alla sua gente gli affari, i favori, le manovre segrete della P3.

È un conto alla rovescia, oggi che nel popolo berlusconiano è cominciata davvero l'ora della libertà.

Ezio Mauro

Forza Gianfranco.

L'ipotesi elezioni anticipate a mio avviso non è poi così remota, ben conoscendo l'istinto onnivoro e il culto della personalità del Cavaliere, che vorrà sicuramente affrontare una nuova prova di forza per rivincere le elezioni e ottenere nuovamente quello che lui crede essere la legittimazione a fare quello che vuole in tutto e per tutto (Costituzione, Magistratura, ecc.). Solo che ora l'avversario più forte (e la personalità più importante) della politica italiana ce l'ha dichiaratamente contro; bisognerà vedere da che parte deciderà di stare la Lega, vero ago della bilancia in un panorama politico completamente azzerato a sinistra (Casini non lo vedo fondamentale, ma comunque sono sicuro che si schiererà con Fini). I prossimi mesi saranno decisivi per tessere le relazioni con i Leghisti e convincerli a stare con Berlusconi o con Fini per le prossime elezioni.
Di fatto non credo si arriverà alla fine della legislatura, sembra più un governo impegnato a cercare di pararsi il culo, più che altro.
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Roby-oppà
messaggio 4 Sep 2010 - 18:49
Messaggio #1780


Veudo
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Autorità di regolazione per l'energia e il gas -> attualmente priva dei Commissari previsti dall'ordinamento
Ministro dello Sviluppo Economico -> l'interim continua da 2 mesi
Presidente della Consob -> non nominato
linee guida sulle energie rinnovabili -> approvate con 7 anni di ritardo lo scorso 8 Luglio ma non pubblicate in Gazzetta e quindi non ancora effettive
aggiornamento Livelli Essenziali di Assistenza per i malati -> non fatto (la cosa crea immani disagi per i malati gravi intrasportabili o che comunque necessitano di assistenza h24)
aggiornamento del Nomenclatore Tariffario di protesi e ausili per i malati -> non fatto (vedi sopra)


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Già visto su questi schermi:

-mancanza di una o più nomine presso la Corte Costituzionale
-mancanza di una o più nomine presso il Csm
-mancanza dell'iscrizione di uno o più deputati/senatori presso il Parlamento
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Notredame
messaggio 20 Jan 2011 - 01:10
Messaggio #1781


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Messaggio modificato da Notredame il 20 Jan 2011 - 01:31
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