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> Mario Rigoni Stern, Addio al «Sergente» solitario e sensibile
Roberta 80
messaggio 19 Jun 2008 - 08:30
Messaggio #1


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I funerali sono stati celebrati ieri pomeriggio ad Asiago, nel vicentino, alla presenza di pochi familiari. Il grande letterato italiano, gravemente malato, è morto l'altro ieri sera nella città in cui era nato e nella quale era tornato a vivere subito dopo la guerra ma, per sua stessa volontà, la famiglia ha mantenuto il più stretto riserbo sulla notizia.
Nato nel 1921 ad Asiago, Mario Rigoni Stern è noto al grande pubblico soprattutto come autore di "Il sergente nella neve" (premio Bancarellino 1963), libro autobiografico in cui raccontava le drammatiche vicende vissute durante la campagna di Russia, di cui fu fra i pochi sopravvissuti. Alpino della divisione Tridentina, medaglia d'argento al valor militare, fu fatto prigioniero dai tedeschi dopo l'8 settembre, e trasferito in Prussia orientale. Rientrò a casa a piedi dopo due anni di lager, e da allora (1945) rimase sempre nella sua casa di Asiago, da lui stesso costruita. Con la moglie Anna, sposata nel 1946, ebbe tre figli e negli ultimi decenni - dopo aver lavorato fino al 1970 al catasto di Asiago - si dedicò interamente all'attività di scrittore, ma anche ad un costante impegno civile. Era stato Elio Vittorini, nel 1953, a fargli pubblicare presso I Gettoni di Einaudi, il suo primo romanzo "Il sergente nella neve", che presto diventò un classico della letteratura italiana. Nel 1962 uscì "Il bosco degli urogalli", cui seguirono "Ritorno sul Don" (1973) "La Storia di Tonle"(1978, premio Campiello e Bagutta), "L'anno della vittoria"(1985) e "Le stagioni di Giacomo" (1995, premio Grinzane Cavour). Giornalista a La Stampa, dove scrisse anche brevi racconti, si dedicò pure agli studi storici, tra cui il recente volume "1915/18: La guerra sugli Altipiani". Una raccolta di firme presentata dal Gruppo Amici della Montagna del Parlamento, lo aveva candidato a senatore a vita.
Terzo di sette fratelli, e una sorella, trascorse l'infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell'Altopiano di Asiago. Studiò fino alla terza avviamento al lavoro, poi restò nella bottega di famiglia. La sua particolare sensibilità lo contraddistinse anche durante la campagna di Russia. Senza nulla togliere al suo coraggio ed all'impegno militare nel quale era coinvolto, Rigoni Stern è ricordato per i suoi interventi in favore di alcuni civili in condizioni disagiate ed incapaci di sostentarsi, che sono sopravvissuti grazie a lui. Ne è un esempio Nikolaj Sanvelian, che da bambino è stato salvato da Mario e che divenne poi uno dei più apprezzati scrittori russi. Con "Il sergente nella neve" si colloca all'interno della corrente narrativa neorealista. Ha condiviso immagini, storie e ricordi con Primo Levi e Nuto Revelli. Sul finire degli anni sessanta scrive il soggetto e collabora alla sceneggiatura "I recuperanti", film girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti di Asiago all'indomani della Grande guerra. Successivamente pubblica altri romanzi nella sua terra natale, ispirati a grande rispetto e amore per la natura, come "Uomini, boschi e api" (1980). Nel 1999 gira con Marco Paolini un film-dialogo diretto da Carlo Mazzacurati e Paolini stesso, "Ritratti: Mario Rigoni Stern". Nel film, Rigoni Stern racconta la sua esperienza di vita, la guerra, il lager e il difficile ritorno a casa, ma anche il rapporto con la montagna e la natura. A proposito del senso della vita diceva: «...il momento culminante della mia vita non è quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando sono partito da qui sul Don con 70 alpini, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita....».
Per la sua sensibilità verso il mondo della natura e della montagna, l'11 maggio 1998 l'Università di Padova gli conferì la laurea honoris causa in Scienze Forestali ed Ambientali e nel 2007 l'Università di Genova gli consegnò la laurea honoris causa in Scienze Politiche. Dal 2005 era cittadino onorario di Montebelluna e nel 1998 gli è stato dedicato anche il nome dell'asteroide numero 12811 (1996 CL7) scoperto nel 1996 nell'Osservatorio astrofisico di Asiago dall'astronomo Ulisse Munari.

Da Il Tempo

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simone19
messaggio 19 Jun 2008 - 08:44
Messaggio #2


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R.I.P. tra le montagne che ti hanno ispirato nello scrivere i tuoi racconti e che ora sapranno regalarti il meritato riposo
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Galen
messaggio 19 Jun 2008 - 10:09
Messaggio #3


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Cavolo, proprio l'altro giorno ho visto il "Sergente" di Paolini ispirato al suo libro e dove era presente tra il pubblico. Mi dispiace.
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Roberta 80
messaggio 19 Jun 2008 - 10:24
Messaggio #4


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« Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un’alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura».

"Un giorno ricevetti una lettera da San Pietroburgo (allora si chiamava Leningrado): di un uomo che, avendo letto il mio libro tradotto in russo, mi scriveva, so chi mi ha sparato la notte del 26 gennaio. Quando gli Alpini ruppero l'accerchiamento a Nikolajewka. "In quella notte ci siamo sparati, ma per fortuna siamo tutti e due vivi".

"Questi i risultati della pace e della libertà: lavorare e costruire per il bene degli uomini, di tutti gli uomini; non uccidere, distruggere e conquistare con la forza delle armi, ma vivere con il lavoro per la fratellanza e l'aiuto reciproco".

"I ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia".
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black
messaggio 21 Aug 2008 - 13:39
Messaggio #5


Ciocapiàt
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La sua scomparsa è ancora un ricordo triste.
Tutti noi alpini lo ricorderemo sempre con grande affetto.

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Maifermo
messaggio 21 Aug 2008 - 14:57
Messaggio #6


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Pensate che l'ho scoperto solo ora!!!
Mi dispiace un casino.
Insieme a Bedeschi ha scritto cose meravigliose su una delle più grandi tragedie della storia italiana.
Sono davvero addolorato che si sia sentito poco dai media.
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